Ho un conto in sospeso con gli extra dry da quando ho scoperto che “extra dry”, che si traduce con “extra secco”, in realtà significa più o meno “spumante dolciastro”. È stato un terribile trauma infantile (sì, bevo fin dalla tenera età).

Più o meno la differenza tra i vari tipi di spumante la spiego qui in questo POST.

Per 7.35€ mi assicuro al Carrefour un prosecco DOCG “extra dry”. Il prezzo potrebbe anche valere la pena per un tentativo di riappacificazione.

Prosecco di Valdobbiadene, dunque, in teoria dovrebbe essere quello “originale”. Infatti c’è una intelligentissima disputa sull’uso del nome “prosecco” che sarebbe legato alla metodologia di produzione, cioè al “metodo Charmat”. Tale metodo è solamente un modo per produrre Champagne economico e non è legato al territorio di produzione.

Lo Champagne svolge la parte più importante della sua maturazione dentro la bottiglia. Ogni bottiglia fa da sé, fa la presa di spuma da sé e l’affinamento per conto suo. Il risultato è, generalmente, una bollicina più fine e un’eleganza riconoscibile. Il “prosecco”, invece, fa tutto in autoclave. Una mastodontica orgia di lieviti, insomma. Non conta dove, conta il “come”.

Niente di male, non siamo qui a giudicare i gusti sessuali di nessuno e sinceramente non frega a nessuno se il “prosecco” viene da qui o da lì, ma siccome siamo in Italia e sappiamo bene che fondiamo gran parte del nostro business sul nome e non su una reale capacità, ci sentiamo in dovere di ribadire che il prosecco fatto in un posto è certamente diverso dal prosecco fatto da un’altra parte.
Così, per partito preso.

Qualche giorno farò una degustazione di vini sudafricani, così qualche produttore italiano si cagherà addosso sul serio.

Insomma, veniamo alle cose serie. Io ho speso più di 7 euro e ora voglio vedere cosa ottengo in cambio (7 euro per me sono tantissimi e l’acquisto del vino è un momento sacro).

Il colore di questo Bolla Valdobbiadene Prosecco Superiore D.O.C.G. Extra Dry è limpido, pulito. La bollicina non offusca la vista come di solito accade ai prosecchi più dozzinali. Fiuto l’affare in questo bicchiere.

Il profumo è pulito, non ci sono squilibri, è delicato ma ben definito, con un suo carattere.

Assaggio. A questo punto la curiosità prende il sopravvento.

La bollicina anche in bocca è fine, delicata, mi sorprende. Solitamente il prosecco ha un bollicina un po’ più rude, più grossolana e che dà la sensazione di schiuma. Questo Bolla Valdobbiadene Prosecco Superiore D.O.C.G. Extra Dry invece è gradevole, delicatissimo.

Il dolciastro non è sgradevole, è perfettamente bilanciato. Che io sia finalmente riuscito a riappacificarmi con gli extra dry una volta per tutte?

Direi proprio di sì.

Un ottimo prosecco da aperitivo, ovviamente. Ma non disdegna un abbinamento un po’ più ardito con la cucina orientale, specialmente con i piatti di verdura+tofu che spesso sono molto unti. Questa bollicina è l’ideale per sgrassare la lingua e mitigare zenzero e aglio.

Da scheda ONAV 83/100, non importa il numero, questo è un ottimo prosecco che farà contenti tutti.