Mentre tutto il mondo pensa a come farsi prendere dal panico per il nuovo Coronavirus, io penso a comprare del vino e bermelo velocemente. Il vino a domani ci arriva, noi, invece, non lo sappiamo ancora.
Al supermercato approfitto dell’offerta al 50% di sconto per un Chianti Le Chiantigiane DOCG 2018. Prezzo pieno 4.99, lo prendo scontato alla metà. Sembra un buon affare.
Il colore già suggerisce che forse era meglio risparmiarsi questi poco più di due euro e spenderli in qualcosa di meglio. Un colorito pallido, poco invitante. Sarà colpa del Sangiovese, questo vino è una DOCG e quindi il Sangiovese è il vitigno dominante, un vitigno notoriamente povero di colore. Voglio crederci, vado oltre.
Il profumo dà un pizzico al naso, ha odori slegati e insomma, non ci siamo proprio. Dopo pochi istanti il profumo di vino svanisce e lascia solo l’alone di alcol.
Il gusto conferma quanto sopra.
Non una punta, niente che invogli a continuare a bere e a gustare questo vino. Piatto, decisamente piatto.
Un perfetto esempio di come la dicitura DOCG non significhi assolutamente nulla e non abbia per niente a che fare con la qualità del vino che si sta bevendo. Sicuramente rispetta tutti i disciplinari e sono certo che il prezzo di 5 euro comprenda anche fascetta e tutto il lavoro che viene fatto in cantina, ma questo vino non rende giustizia a una terra come il Chianti.
Da scheda ONAV un triste 74/100. Uno dei peggiori vini in questo sito.
Le Chiantigiane DOCG 2018 finisce, dopo solo un bicchiere (quanto bastava per mandare giù le salsicce), diretto nel lavandino.
A mai più.
Ora mi bevo un tè per rifarmi la bocca…
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