Il vino rosé, da quando ho memoria, non se lo caga nessuno. Non so perché ma è sempre stato considerato un prodotto di serie B, roba strana, se ne vedeva poco in giro. A mio personale parere, sarà un vino che nei prossimi due anni guadagnerà tantissimo mercato.

Perché?

Perché è leggero, fresco, “va giù bene”.
Anche il vino bianco lo è, ma da qualche anno i produttori si sono lanciati in produzioni di vino bianco pesante, di grande struttura e molto alcolico. Fanno esperimenti e a volte ne vengono fuori vini sorprendenti, bravi loro.
Il bianco “tradizionale”, quello leggero con mezzo grado alcolico più dell’acqua, è sempre più raro. E sempre più spesso si vedono bianchi da 14 gradi. Dei rossi sbiaditi, dei Michael Jackson del vino.

Il rosé guadagna il terreno che il bianco sta lasciando dietro di sé.

Il roséè fatto con vino bianco e rosso mischiati?

No!

E quindi come si fa il vino rosé?

Forse qualcuno a casa lo fa, ma no! No! No! Non si fa così il rosato fatto bene!

Il vino rosé si può fare in diversi modi, quello più comune e che garantisce i risultati migliori in termini di qualità è quello che prevede l’uso di uva rossa. Si pigia l’uva e si lasciano le bucce nel mosto per “un po’ di tempo”. Quanto tempo? Abbastanza da dare un po’ di sapore e un po’ di colore. Ma non troppo, altrimenti diventa vino rosso e cosa stiamo parlando a fare?

Quindi il vino rosé si fa con l’uva rossa vinificata come se fosse bianca. Non si deve lasciare alle bucce il tempo di trasferire il loro colore al mosto.

Tutto qui?

Sì.