Vino in purezza, che roba è? Sarà un vino puro, sarà forse un vino di qualità superiore?

Ovviamente no. Il marketing ci fa credere che il vino in purezza abbia chissà quali caratteristiche superiori.

Il vino, per farla breve per chi non se lo ricordasse, si fa spremendo l’uva

Per fare il vino si può usare tutta l’uva che si vuole, di tutti i tipi, di tutte le razze. Ecco, non so se dal punto di vista botanico sia corretto parlare di “tipi” e “razze”, ma, insomma, ci siamo capiti.

C’è il Sangiovese, lo Chardonnay, il Merlot, il Nebbiolo… ogni tipo di uva ha caratteristiche diverse.

Blend e uvaggi

L’enologo in cantina lavora con l’uva che gli viene data. Spesso diverse uve insieme e lui ne deve tirare fuori il meglio. Spesso mischia.

Se mischia il vino, si dice che ha fatto un blend, se invece mischia l’uva e poi fa il vino con il mosto che ne ha tirato fuori, si dice che ha fatto un uvaggio.
Non c’è niente di male nel mischiare uva o vino, è una pratica normalissima e utile per creare vini particolari che contraddistinguono ogni azienda. Spesso poi capita che il clima renda l’uva troppo acida o troppo dolce e quindi si mischiano le uve per compensare alcuni squilibri del tutto naturali (diverse uve hanno diversi tempi di maturazione e diverse reazioni alle variazioni climatiche).

Ma cosa succede se non mischia niente?

Semplicemente fa un vino “in purezza”.

Il vino in purezza è un vino di qualità?

Se l’uva usata per fare quel vino è di qualità, allora anche il vino ha buone probabilità di essere un vino di qualità.
Ma se facciamo il vino in purezza con uva di qualità pessima, otterremo vino di qualità pessima.
Provate a comprare le cassette d’uva che vendono per strada come “uva da vino”. Probabilmente è tutta dello stesso tipo ma il vino che ne viene fuori è per forza di cose una boiata (altrimenti non venderebbero quell’uva per strada al primo che capita e per pochi centesimi al chilo).