Si sente spesso parlare di “vino fresco” e di “freschezza”. I sommelier dopo aver agitato il bicchiere sotto il naso e aver assaggiato il primo sorso, definiscono alcuni vini col termine “fresco” ma quando noi lo assaggiamo non sentiamo proprio niente di fresco.
La freschezza non ha a che fare con la temperatura
La freschezza di un vino non dipende dalla temperatura a cui viene servito. Teoricamente anche un vin brulé potrebbe essere “fresco”.
La freschezza di un vino è determinata dalla sua acidità. Quindi se il vino che state bevendo lascia una sensazione acidula ma comunque piacevole, allora è un vino “fresco”. Al contrario se questa sensazione acida non è presente, il vino si definisce “piatto”.
Un vino acido va bene o no?
L’acidità è una caratteristica importante per tutti i vini e principalmente si va a ricercare nei vini bianchi e rosati e nei vini giovani. Da vini più complessi, magari con affinamenti lunghi, cerchiamo altre caratteristiche.
Un vino con spiccata acidità/freschezza è un buon vino se stiamo parlando di un bianco o di un rosato giovani, mentre sarebbe un pessimo vino nel caso di un Barolo o di un bianco aromatico.
Alcol contro acido
L’alcol dà una sensazione di calore e i vini molto alcolici spesso vengono definiti “caldi” anche se magari sono appena usciti dal frigorifero (a proposito il vino rosso va in frigo?). L’acidità si contrappone agli zuccheri e all’alcol. Il vino ideale ha le due sensazioni ben bilanciate anche se ci sono vini che devono essere più freschi o più caldi per come sono stati concepiti.
Ad esempio un Amarone dovrà essere sbilanciato verso la sensazione di calore anziché verso quella di freschezza, viceversa da un Vermentino toscano chiediamo una prevalenza di freschezza.
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