Non c’è cosa più bella di rigirare il bicchiere ricolmo di vino tenendolo per lo stelo (stiamo bevendo vino in un calice… VERO?)

In realtà ci sarebbero altre milioni di cose più interessanti da fare, ma non mi sembra il caso di divagare.

Giriamo il bicchiere, muoviamo il vino e ci mettiamo a guardare le cosiddette “lacrime” del vino fantasticando su quale incredibile e profondo significato possano avere quegli strani archetti che si formano sulla parete trasparente di vetro. Ci vengono anche in mente frasi poetiche.
No, a me no. A me viene sete. Lasciamo stare.

Non ci sono significati strani in quegli archetti, in realtà tutto è ben spiegato dall’effetto Marangoni. (la mia sete invece è spiegata dal mio grado di avvinazzamento).

Nel sottile film di liquido che scorre sul vetro, la parte alcolica, meno densa, evapora e di conseguenza la restante parte liquida aumenta la propria densità. Questo la fa cadere verso il basso formando gli archetti.

C’è di mezzo dell’alcol che evapora, della temperatura per farlo evaporare e del vetro su cui scorre il resto del vino.

Ci sono abbastanza variabili per poter affermare che gli archetti del vino significano poco più che nulla.

Gli archetti, le lacrime, sono più evidenti in presenza di molto alcol, ma anche se la temperatura della stanza o del bicchiere sono più alte.
Inutile poi stare a fissare un vetro se questo è stato lavato con brillantanti, altra roba chimica o è usurato da lavaggi spugnette e macchie.

E allora, inutile stare a guardare le lacrime del vino e sperare di capirne qualcosa. Meglio studiare gli odori del vino, i difetti e bere tanto.

Anzi, meglio bere tanto.
Sì, è la cosa migliore da fare.