Che il vino debba sapere di vino siamo tutti d’accordo. Ma il vino ha moltissimi sapori e profumi diversi che si mescolano e danno ognuno la sua caratteristica a quel determinato vino.

Si può trovare sapore di nocciola nel Barolo o di ananas nello Chardonnay senza che nessun contadino ci abbia davvero messo nocciole o ananas dentro.

E poi c’è il sapore del legno.

Sapori e profumi “di legno” vengono dall’affinamento del vino in botti di… legno. Il legno un po’ del suo sapore lo cede a contatto col vino e quindi ce lo ritroviamo nel bicchiere.
Siccome il marketing è più forte del cervello, i vini che “sanno di legno” ormai sono diventati sinonimo di “grandi vini”.
Da qui nasce la fortuna di buoni vini come i Bordeaux o i Bolgheri (che copiano i Bordeaux).

A questo aggiungiamo che le combinazioni di uve usate non sono molto fantasiose (Merlot, Cabernet, a volte Sangiovese e poco altro) e producono vini dal retrogusto dolciastro che piacciono tanto ai mercati più grandi (America e Asia). I produttori vivono di vendite e fanno quello che il mercato più ghiotto richiede.

A parziale discolpa di questi vini possiamo dire che l’affinamento in botte è un costo non indifferente in termini di tempo, spazio e acquisto delle botti, quindi nessuno si sognerebbe mai di mettere un vino di scarsa qualità ad affinare per qualche anno. In generale, insomma, se il vino “ha fatto legno” la base di partenza doveva essere piuttosto buona, altrimenti perché dovremmo sprecare anni e costose botti?

Vuoi fare il tuo Bolgheri a casa?

Se ti piace così tanto il Bolgheri, il Bordeaux o in generale i vini con spiccato sentore legnoso, non c’è niente di male, ma ora puoi fare il tuo Bolgheri direttamente a casa tua senza spendere cifre assurde per i SuperTuscan, vini che piacciono tanti a cinesi e americani, piacciono un po’ a tutti e non sono altro che rossi molto morbidi. Buoni, spesso anche eccellenti, ma decisamente sopravvalutati.

Se il vino “al sapore di legno” si fa mettendo il vino dentro la botte, perché non si può ottenere lo stesso risultato facendo il contrario? Perché non possiamo mettere il legno dentro al vino?

E infatti ci sono in vendita le “chips” di quercia, ovvero frammenti di legno da mettere in ammollo nel vino per qualche giorno. Il legno rilascerà il suo sapore, le sue note speziate e legnose e avvicinerà un normale Tavernello da 1€ al SuperTuscan da 100€. Non è la stessa cosa, ma è l’occasione giusta per vedere se il vostro amico espertone capisce qualcosa oppure fa solo finta.

In Italia è vietato vendere un vino fatto in questo modo, ma nessuno vieta di farselo a casa propria e stupire gli amici.

Ed ecco che ci vengono incontro le “chips” per l’affumicatura, quei pezzetti di legno che si usano negli affumicatori per insaporire la carne. Gli stessi legnetti che fanno quel fumo tanto profumato che piace tanto ai carnivori.

Quei pezzetti di legno possono essere messi dentro al vino, proprio inzuppati nel vino, e in poco tempo rilasceranno il loro aroma legnoso che camufferà i difetti di molti vini da pochi centesimi.

Il vino non migliorerà da un punto di vista qualitativo, un vino fatto male resterà un vino fatto male, ma il sapore di legno distoglierà l’attenzione da tutti gli altri difetti e soprattutto darà l’impressione di avere davanti un grande vino affinato in barrique.

Perché non fanno così tutti i produttori di vino anziché sprecare tempo e soldi per le botti?

Perché il passaggio in botte permette al vino di evolversi anche grazie alle minime quantità di ossigeno che il legno lascia passare; quelle piccolissime quantità permettono al vino di “maturare”, modificare alcune sue caratteristiche ma senza ossidare troppo e quindi senza marcire. Il passaggio in botte è una cosa seria, si fa per ottenere un vino profondamente diverso da quello iniziale, più morbido, più evoluto e, in genere, più elegante.

L’uso delle chips semplifica all’estremo questo processo e conferisce al vino solo il sapore del legno, senza farlo evolvere in alcun modo. In pratica è solo un trucchetto per dare un sapore in più a un vino di scarsa qualità e magari renderlo più bevibile grazie a quello spunto in più che ricorda i vini ben più costosi.

E allora via con i trucioli di quercia e via con gli esperimenti che se li facciamo per conto nostro a casa con gli amici si chiamano “esperimenti”, se invece li usiamo per vendere del vinaccio come se fosse un grande vino affinato in legno, si chiama “frode alimentare”.

Qui sotto il link ai trucioli per rendere il vostro vino sfuso un vero falso SuperTuscan.